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mercoledì, 24 Aprile, 2024
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Area Marina Protetta del Plemmirio

2.500 ettari di paradiso naturale sulla costa orientale di Siracusa

“Continuo a inseguire una bellissima balena bianca, e là dove si immerge viene fuori l’arcobaleno. Il mio arcobaleno viene fuori non dalle pentole d’oro, ma da questa balena che si va spostando nel mio mare”.
Quel mare è il Mar Ionio che costeggia Siracusa, il tesoro del “Re degli abissi”, il recordman d’apnea Enzo Maiorca che con queste parole trasmise il suo grande amore per l’ambiente marino e in particolare per il mare della sua città aretusea.
A Sud dell’Isola di Ortigia, nel 2005 venne istituita l’Area Marina Protetta del Plemmirio.
Durante il TdI-Tour nel Sud-Est della Sicilia abbiamo raccolto le emozioni di quel lembo di mare e di quelle coste, meraviglia della natura che da secoli incanta. Infatti, il Plemmirio è decantato da Virgilio nel terzo libro dell’Eneide, il “Plemmirio Ondoso” , – da cui il suo nome – localizzato dinanzi a quel promontorio che si tuffa nel “greco mare”.
Un litorale composto da luoghi suggestivi, descritti dall’attuale presidente dell’Area Marina Protetta del Plemmirio, Patrizia Maiorca, incontrata prima di imbarcarci su un gommone. Navigare nelle acque protette ci ha consentito di rendere empiriche le sue parole. Sulle orme del padre, anche lei apneista, Patrizia definisce il mare la sua seconda casa e il Plemmirio il suo “Tesoro d’Italia”, con una preferenza per la Pillirina, che si trova nella zona B dell’Area Marina Protetta, luogo che definisce di una bellezza strepitosa.

Constatiamo tale bellezza accompagnati per mare dal biologo marino dell’AMP, Gianfranco Mazza. Il tratto di costa che comprende l’Area Marina Protetta si estende per 15 km circa, è la parte orientale della penisola della Maddalena. Qui è custodito un passato millenario: in questo splendido territorio si trovano le Latomie greche, da dove fu estratta la pietra per costruire la polis e i maestosi templi di Apollo e Atena. Le sue acque sono state solcate dai popoli del Mediterraneo per scambi commerciali, era la porta dell’antico Oriente Ellenico, dove si svolsero anche eventi bellici, come la famosa spedizione ateniese contro Siracusa del 415-3 a.C. Ecco così spiegato il ritrovamento di anfore, fasciami, relitti e svariati reperti archeologici custoditi oggi nel Museo “Paolo Orsi”.
Duemilacinquecento ettari di vero Eden, tra flora e fauna rinvigorite in questi oltre dieci anni di Area Marina Protetta, tanto da essere ricomparsi capodogli, balene, delfini, tonni, ricciole e squali.
La conformazione dei fondali è molto varia, si passa da fondali bassi a fondali che raggiungono immediatamente 40 metri; sono presenti secche, molte insenature e grotte. Un vero parco ricreativo per gli amanti della subacquea e una importante fonte di studi per molti atenei. È facile incontrare banchi di barracuda, saraghi, occhiate e ricciole, famiglie di cernie e corvine tra i tanti colori delle madrepore e dei nudibranchi.
Altrettanto affascinante è la fascia terrestre. Il tempo e gli agenti atmosferici hanno scolpito la scogliera, uno degli scogli più fotografati è lo “scoglio dell’Elefante”, situato sul versante nord dell’area marina. Recentemente è stata individuata in un dirupo l’immagine di un volto con un’espressione pensosa, che per molti è il volto di Virgilio.

L’incanto di colori, odori e viste spettacolari, si accentua all’ascolto di leggende come quella della Grotta della Pillirina. In questa zona già citata, si trova una caverna con un foro in alto, da cui, si narra, una fanciulla di alto lignaggio si calasse tutte le sere per incontrare il suo amato marinaio. Ma un giorno lui non si presentò più e, dopo una lunga attesa, lei decise di gettarsi in mare. I pescatori locali giurano che nelle notti di luna piena il fascio di luce, che penetra dalla volta della grotta, assume la sagoma della fanciulla, “Pillirina”, la sfortunata innamorata che attende ancora il suo marinaio.
Poi c’è la magia del Plemmirio a Capo Murro di Porco: il “respiro del mare”, l’aria che penetra tra le falesie e fuoriesce creando un suono che sembra un respiro e che, in condizioni del tutto eccezionali (dovute ad un effetto idropneumatico), produce anche la meraviglia di spruzzi che si sollevano dalle fenditure fino a circa 8 metri di altezza, una sorta di geyser che i siracusani chiamano u sciusciuni.

Il Plemmirio è natura, è memoria da custodire, è mito e leggenda. Ed oggi, grazie al Consorzio del Plemmirio, gestore dell’area, è impegno per diffondere la cultura ambientale, con il coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado, usufruendo della propria sede, sita nel comprensorio del Castello Maniace e del Molo Didattico; qui si trova una vasca tattile con creature marine vive, per far capire, sin dalla più tenera età, che il rispetto è la base di ogni conoscenza.

 – di Carmen Attardi

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